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ILCI di Todi (Pg-Italy)

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Clelia Salvatelli

Giuliana Salvatelli

M. Boncio (webmaster)



Scorci di vicoli del castello

E’ facile cadere nella retorica parlando del proprio paese natio. 

E più facile ancora è finirci, nella retorica appunto,  quando questo paese natio è, in realtà, un “paesello piccolo e caruccio” come il mio indimenticato Ilci.

Quando Clelia, un giorno di qualche mese fa, mi ha proposto di partecipare alla realizzazione di un sito web dedicato ad Ilci,  ho avuto un “fermento” di gioia viva.

Da 34 anni ormai, vivo il mio paese e la sua gente, che poi è la mia gente, solo il giorno della “festa parrocchiale”. Ci torno tutte le domeniche a dire il vero, anche se solo per qualche ora. Ma non è un ritorno al paese vero e proprio questo, è, piuttosto, un ritorno alla casa paterna, fatta di mura, d’accordo, ma soprattutto del colore e del calore degli occhi di un papà e di una mamma (e fino a pochi anni fa di un nonno) che si illuminano nel vedere me ed insieme a me la famiglia mia e loro, che si è felicemente allargata, negli anni, con annessi e connessi fatti di nuora e nipoti.

Fare questa cosa per il mio paese, è stato, quindi, farla anche e soprattutto per me stesso. E’ stato un ripercorrere i luoghi di un’infanzia felice e rivisitarli con gli occhi amorevoli del ricordo, in mezzo a quei vicoli, a quella piazza, a quelle strade che, tante volte, mi hanno accolto “piccolo corridore” mai fermo e mai stanco.

E’ stato un rivederci  tutti i volti che mi hanno osservato e salutato in quelle corse verso il mondo e verso la vita.

E’ stato un ritrovare il calore delle amicizie che lì ho vissuto e goduto prima da bambino e poi da ragazzo. Quelle amicizie che sono e resteranno dentro, per sempre, senza che gli anni e gli acciacchi del corpo e della mente riescano a scalfirne ricordi e memoria.

Ilci è stato “paese mio” per 18 anni, per 18 veloci e bellissimi anni. Ora è, ancora, il “mio paese”. Quando chiudo gli occhi, sempre più spesso per guardare indietro piuttosto che avanti, è Todi visto dal "Voltone" che io vedo. O la "Madonnuccia" vista dalla "Portella".

E’ la “Macchia di Boccone” percorsa di nascosto fino alla “Buca del Falco” col senso dell’avventura ed il mistero di chissà quale pericolo  e la gioia di incredibili scoperte che io, ad occhi chiusi, frugando dolcemente nella memoria, magicamente… ritrovo.

Maurizio Boncio 

Tra l'oblio e la memoria abbiamo scelto di ricordare.., 

il " m'armentovo" appunto.

Perche' come in ogni segmento del suo DNA e' scritta la storia di una persona, così, in un piccolo paese come Ilci, e' depositata la storia di questo angolo di mondo.

E come le elci, i cui rami e le cui foglie possono essere scompigliati dal vento, battuti dalla pioggia e dalla grandine, ma con il tronco possente e le radici ben piantate nella terra, sopravvivono alle avversita', cosi' e' per noi, che qui siamo nati.

Queste sono le nostre radici.

E come un saggio contemporaneo disse:

"Sopra di noi, benigna, 

sempre aleggia l'umbra tigna".

 

Giuliana e Clelia Salvatelli 

  

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Immagini a cura di Andrea Ceccarini