
Scorci di vicoli del castello |
E’ facile
cadere nella retorica parlando del proprio paese natio.
E più facile
ancora è finirci, nella retorica appunto,
quando questo paese natio è, in realtà, un “paesello piccolo e
caruccio” come il mio indimenticato Ilci.
Quando
Clelia, un giorno di qualche mese fa, mi ha proposto di partecipare
alla realizzazione di un sito web dedicato ad Ilci, ho avuto un “fermento” di gioia viva.
Da 34 anni
ormai, vivo il mio paese e la sua gente, che poi è la mia
gente, solo il giorno della “festa parrocchiale”. Ci torno tutte
le domeniche a dire il vero, anche se solo per qualche ora. Ma non è
un ritorno al paese vero e proprio questo, è, piuttosto, un ritorno
alla casa paterna, fatta di mura, d’accordo, ma soprattutto del
colore e del calore degli occhi di un papà e di una mamma (e fino a
pochi anni fa di un nonno) che si illuminano nel vedere me ed insieme
a me la famiglia mia e loro, che si è felicemente allargata, negli
anni, con annessi e connessi fatti di nuora e nipoti.
Fare questa
cosa per il mio paese, è stato, quindi, farla anche e soprattutto per
me stesso. E’ stato un ripercorrere i luoghi di un’infanzia felice
e rivisitarli con gli occhi amorevoli del ricordo, in mezzo a quei
vicoli, a quella piazza, a quelle strade che, tante volte, mi hanno
accolto “piccolo corridore” mai fermo e mai stanco.
E’ stato un
rivederci tutti i volti
che mi hanno osservato e salutato in quelle corse verso il mondo e
verso la vita.
E’ stato un
ritrovare il calore delle amicizie che lì ho vissuto e goduto prima
da bambino e poi da ragazzo. Quelle amicizie che sono e resteranno
dentro, per sempre, senza che gli anni e gli acciacchi del corpo e
della mente riescano a
scalfirne ricordi e memoria.
Ilci è stato
“paese mio” per 18 anni, per 18 veloci e bellissimi anni. Ora è,
ancora, il “mio paese”. Quando chiudo gli occhi, sempre più
spesso per guardare indietro piuttosto che avanti, è Todi visto dal
"Voltone" che io vedo. O la "Madonnuccia" vista dalla
"Portella".
E’ la
“Macchia di Boccone” percorsa di nascosto fino alla “Buca del Falco” col senso dell’avventura ed il mistero di chissà quale
pericolo e la gioia di
incredibili scoperte che io, ad occhi chiusi, frugando dolcemente
nella memoria, magicamente… ritrovo.
Maurizio Boncio |
Tra
l'oblio e la memoria abbiamo scelto di ricordare.., il
" m'armentovo" appunto. Perche'
come in ogni segmento del suo DNA e' scritta la storia di una persona,
così, in un piccolo paese come Ilci, e' depositata la storia di
questo angolo di mondo. E
come le elci, i cui rami e le cui foglie possono essere scompigliati
dal vento, battuti dalla pioggia e dalla grandine, ma con il tronco
possente e le radici ben piantate nella terra, sopravvivono alle
avversita', cosi' e' per noi, che qui siamo nati. Queste
sono le nostre radici. E
come un saggio contemporaneo disse: "Sopra
di noi, benigna, sempre aleggia l'umbra tigna". Giuliana
e Clelia Salvatelli |

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